Qui in MosaLingua ci piace tenerci aggiornati sugli effetti dello studio delle lingue sul nostro cervello. È senz’altro un tema ampio, con ricerche spesso molto solide. Un tema ricco e estremamente interessante. Così, dopo aver visto l’impatto delle lingue sulla nostra visione del mondo o il legame tra età e lingue, abbiamo deciso di dedicarci appunto all’effetto che le lingue straniere possono avere sul nostro cervello, e in particolare sul suo invecchiamento.

Infatti, ci sono importanti studi che hanno dimostrato che parlare almeno due lingue ritarda i sintomi del morbo di Alzheimer.  Ecco allora cosa abbiamo imparato su questo argomento.

 

morbo di Alzheimer

Bilinguismo e invecchiamento del cervello: vediamo se imparare una lingua può rallentare il morbo di Alzheimer o aiutarci a invecchiare meno velocemente

Ellen Bialystok - invecchiamento e bilinguismo

La Professoressa Ellen Bialystok*, dell’Università di York a Toronto, studia da molti anni (già, anche lei) l’impatto delle lingue sul cervello umano. Ha già pubblicato un bel po’ di articoli su questo tema.  Nel 2010, con il suo team di ricercatori canadesi, ha dimostrato che il bilinguismo ritarda di circa 5 anni  la comparsa dei primi sintomi del morbo di Alzheimer.

 

 

Rapida spiegazione: il team di ricerca ha analizzato le cartelle cliniche di più di 200 pazienti a cui è stato diagnosticato un probabile morbo di Alzheimer. Lo studio ha mostrato che, tra questi 200 pazienti, coloro che hanno parlato due lingue per la maggior parte della propria vita hanno una riserva cognitiva che gli permette di fronteggiare la malattia per un periodo più lungo prima della comparsa dei primi sintomi, rispetto a chi parla una sola lingua (monolingue). E quando parliamo di sintomi, si tratta soprattutto di perdita di memoria e confusione, comunemente associate all’Alzheimer. In altre parole, la riserva cognitiva dei bilingue permette loro di ritardare la comparsa di questi primi sintomi.

  • Il morbo di Alzheimer nei bilingue è stato diagnosticato dai 3 ai 4 anni dopo rispetto ai monolingue
  • I primi sintomi del morbo di Alzheimer compaiono 5 anni dopo nei bilingue rispetto ai monolingue

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Nel 2007, la Professoressa Bialystok, insieme ad un’altra squadra di ricercatori, aveva dimostrato (analizzando 184 pazienti diagnosticati con un probabile morbo di Alzheimer e altre forme di deemnza) che il bilinguismo ritarda di 4 anni la comparsa dei primi sintomi dell’Alzheimer. Parlando di cifre, l’età media a cui era diagnosticato l’Alzheimer era di 71,4 anni per i monolingue e 75,5 per i bilingue. Lo studio del 2010 aveva l’obiettivo di aggiornare questa prima ricerca (senza contare i buoni risultati).

Sistema di controllo esecutivo: cerchiamo di spiegarlo…

Interessante, vero? Ma come sarebbe possibile?

La Professoressa Ellen Bialystok lo spiega così: durante la loro vita, i bilingue devono costantemente fare una scelta. Arbitrare tra due lingue. Un italo-francese ad esempio, quando vede un cane, dirà “cane” o “chien” in base al suo interlocutore. Anche se uno verrà detto e l’altro cassato (cane o chien) volta per volta, in ogni caso il bilingue penserà entrambe le parole. Il sistema di controllo esecutivo del cervello del bilingue è sempre attivo.

Cos’è il sistema di controllo esecutivo? Ogni cervello ne è dotato. Si tratta in pratica delle zone che permettono al cervello di evitare le interferenze quando un bilingue sceglie una lingua invece dell’altra. Un sistema di aree di controllo.

Gli studi della Professoressa Bialystok hanno mostrato che l’uso costante del sistema di controllo esecutivo del cervello è ciò che spiega perché i bilingue riescono meglio in alcuni compiti, come fare più cose contemporaneamente o passare velocemente da una all’altra. I bilingue padroneggiano meglio questo sistema di controllo esecutivo. L’uso migliore che ne fanno permette loro di resistere meglio e più a lungo al morbo di Alzheimer (o almeno alla sua comparsa).

 

Qualcosa da aggiungere?

La ricerca parla da sé: il bilinguismo modifica il modo in cui il nostro cervello funziona e, come è stato dimostrato, ciò ritarda la comparsa dei primi sintomi del morbo di Alzheimer. Non tornerò sulla cosa. Ma ciononostante, non dobbiamo mistificare: imparare una lingua può rallentare il morbo di Alzheimer ma sfortunatamente non previene affatto la malattia. Da una parte c’è il fatto che parlare, quotidianamente soprattutto, due lingue fa comparire più tardi i sintomi nelle persone a cui è stato diagnosticato un probabile morbo di Alzheimer. Dall’altra, i pazienti diagnosticati sono bilingue da tanti anni, hanno parlato due lingue per quasi tutta la loro vita.

Ciò che conta è che si tratta comunque di uno studio molto importante, i cui risultati invogliano a sapere meglio le lingue 😉

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*Ellen Bialystok, docente e ricercatrice all’Università York di Toronto, lavora anche insieme all’Istituto di Ricerca Rotman per il centro di studi geriatrici Baycrest.